Ho deciso di passare questa quinta giornata ad Osaka e, poiché dista
solo 30 minuti di treno da Kyoto, posso approfittarne per prendermela
più comoda dei giorni prima. Non esco dal Ryokan prima delle 10 e passo
pure la mia bella mezz’ora seduto nello starbucks davanti alla stazione
prima di spostarmi sul binario.
Con tutta calma arrivo ad Osaka per le 11.30 e solo poco dopo mezzogiorno arrivo a destinazione nella zona di Dotonbori.
Mi
infilo nella galleria dello shopping di Shinsaibashi e decido di
percorrerla consapevolmente nella direzione opposta a quella che porta
verso le zone di maggior interesse con l’intenzione di attraversarla
tutta dall’inizio alla fine.
Ma devo desistere perchè, per quanto continui a camminare, non riesco a vederne la fine all’orizzonte.
E’
impressionante! Una galleria coperta che si protrae per chilometri e
piena zeppa di negozi generalmente raggruppati per genere. Così, quando
incontrate una tipologia di negozio: ad esempio un negozio di creme e
cosmesi, potrete star certi che ne troverete altri 10 nell’arco dei 50
metri successivi.
Non so se si tratti di un caso, ma nel
passeggiare per shinsaibashi, ed in generale per Osaka, resto sorpreso
da una cosa che non mi sarei mai immaginato di dire o pensare: le
ragazze qui sono decisamente più carine del livello medio di quelle
incontrate a Tokyo. Che sia forse l’aria del Kansai?
Continuo
nella mia passeggiata finché che non raggiungo il famoso ponte di
ebisubashi, quello dov’è situata la famosa immagine del corridore della
Glìco e il granchio gigante. Questo è il cuore di dotonbori e il punto
più vivace e turistico della zona. Proseguo a curiosare tra i negozi
della galleria prima di tornare indietro e spostarmi nella traversa di
dotonbori. Costretto
ad uscire dalle gallerie e con il sole che a quest’ora inizia a farsi
sentire seriamente sulle mie scottature, devo anche continuamente
preoccuparmi di cercare riparo tra una zona d’ombra e l’altra. Chi
avrebbe mai detto che questa vacanza in maggio sarebbe stata un po’ come
andare al mare in agosto.
Comunque questa zona è un tripudio di
odori, suoni, colori e pupazzi giganti appesi sopra le insegne dei
locali per far intuire al volo cosa venga servito all’interno: granchio,
fugu, gyoza, sushi o takoyaki.
Guardo l’orologio e son
quasi le 14, così il mio obiettivo primario diventa pranzare, ma non
fermarsi in un posto qualunque, ho un obiettivo preciso: sono ad Osaka e
voglio mangiarmi un bel Okonomiyaki!
Inizio a girare cercando di
capire se trovo un locale che cuocia okonomiyaki al tavolo, quando
giunto di fronte ad un gigantesco Tanuki, vista la simpatia che nutro
per questi procioni, mi fermo e decido di chiedere consiglio a
tripadvisor.
La
risposta mi lascia sorpreso! Tripadvisor mi sta dicendo che il posto
migliore in zona è proprio di fronte a me ed è proprio quel Tanuki! A
questo punto mi ci fiondo dentro senza indugiare e mi siedo al bancone
davanti alla piastra. Ordino la birra e il mix originale e attendo che
la ragazza al bancone prepari il tutto e lo metta a cuocere proprio
davanti ai miei occhi.
Tra sushi, udon e quant’altro, sono ormai
abituato alle differenze di sapore che ci sono i piatti originali
nipponici e quelli che siamo abituati a mangiare dalle nostre parti;
così, il più delle volte, in Italia vado sempre negli stessi posti
proprio perché ho la certezza di poter trovare una maggiore fedeltà col
sapore originale del piatto. Ebbene, questo okonomiyaki mi ha lasciato
completamente senza parole! Mai mangiato in Italia nulla di lontanamente
simile a quella delizia!
Ora son soddisfatto e credo di non aver altro da chiedere ad Osaka, giusto?
Ah no, aspetta un momento! Non sarà mica che mi son dimenticato che da queste parti c’è uno dei castelli più belli del Giappone? Ok, cari piedi, fatevene una ragione ma dobbiamo proprio andarci!
Altro
particolare curioso del Giappone è come a volte, quelli che
apparentemente sembrano ostacoli insormontabili, si risolvano
incredibilmente con estrema semplicità. Altre volte invece, quella che
sembra la cosa più semplice del mondo si trasforma in una vera e propria
odissea. E così è anche in questo caso. Obiettivo: Raggiungere,
piantina alla mano, la fermata JR di Namba. Nulla di più semplice
(sembrerebbe), dato che la stazione di Namba è proprio poco davanti a
me! Scendo le scale e non trovando indicazioni per i treni della JR
chiedo informazioni. Zero assoluto! Nessuno che abbia la minima idea di
dove partano i treni della JR; e ricordo non stiamo parlando di una
piccola linea privata ma della compagnia ferroviaria principale del
Giappone. Con calma, ricapitoliamo: Sono dentro la stazione di Namba e
nessuno sa indicarmi la direzione per prendere i treni?
La
mia salvezza arriva da una coppia di studenti che, pur non avendo anche
loro la minima idea di dove sia, decidono di accompagnarmi a chiedere
informazioni fino a guidarmi alla stazione. I ragazzi sono simpatici e
cordiali come tutti i giapponesi ma divento subito particolarmente
simpatico ad uno dei due quando scopre che sono italiano e mi dice con
un po’ di fatica e qualche pausa: “Io … sono … studiato italiano!”
E
così dopo aver consultato le mappe sul loro iphone, essere stati al
centro informazioni e poi essere usciti in strada a chiedere ad un
vigile, si riesce a sbrogliare la matassa: Ci sono 2 stazioni con lo
stesso nome a distanza di circa 500 metri l’una dall’altra; una per la
metropolitana ed una per i treni! L’avventura in realtà non è ancora
esattamente finita perché devo ancora districarmi tra i cambi di treno e
binari sulla JR ma in qualche modo e con l’aiuto di qualche altra
persona riesco a venirne a capo e a spuntare davanti al parco del
castello: l’OsakaJoKoen. Inoltre, sull’ultimo treno preso ho il piacere
di ammirare, dopo 5 giorni e centinaia di studentesse cesse, la prima
studentessa giapponese veramente figa (e scusate il termine tecnico, ma
ormai pensavo non esistessero) !
Ma
torniamo al nostro castello, dove mi aspetta una piccola e piacevole
sorpresa. Dopo essere arrivato e visti i fossati e le mura che lo
circondano, pensavo sarebbe stato come per il palazzo imperiale di Tokyo
e mi sarei dovuto limitare a scattare una foto da lontanissimo cercando
l’angolazione meno coperta. Invece scopro che è possibile avvicinarsi
fino ai piedi dello stesso per ammirarlo in tutta la sua maestosità.
Ora
sono quasi le 18 e, dato che io continuo a camminare come uno zombie ,
direi che la missione Osaka si può definire completata! Nel frattempo
avevo pure metabolizzato il funzionamento della linea ferroviaria e
avevo già capito come tornare alla stazione per prendere il treno per
Kyoto.
Arrivato
in stazione vengo preso da un piccolo momento di sconforto che mi
porterò poi dietro per tutto l’arco serata. Una volta fatta la
prenotazione dello shinkansen che l’indomani mi avrebbe riportato a
Tokyo, realizzo di essere praticamente al giro di boa e che ero vicino a
dare il primo importante addio della vacanza, quello alla splendida
Kyoto. Così passo un ora a girare per l’immensa stazione prima di
tornare al Ryokan. Salgo fino al giardino panoramico dell’ultimo piano
per ammirare il tramonto e poi mi fermo ad osservare un bellissimo gioco
di luci led che formano delle scritte e delle immagini sulla scalinata
principale.
Ultima foto alla Kyoto Tower illuminata e torno sconsolato
verso il Ryokan mentre ascolto una coppia di ragazzi che si esibiscono
suonando brani acustici per i molti passanti della piazza della
stazione.
Nel tornare al Ryokan sono poi vittima del primo disservizio giapponese della mia vita: la lattina con cui dovevo riprendere un po’ di energie resta bloccata nel distributore automatico e a nulla servono gli sforzi del gentile passante disposto a rovinarsi un braccio pur di riuscire a tirarla fuori. Dopo questo trauma, mi consolerò fermandomi al 7eleven per prendere una Fanta Melon! (evvai con un nuovo gusto di Fanta :D)
Nel tornare al Ryokan sono poi vittima del primo disservizio giapponese della mia vita: la lattina con cui dovevo riprendere un po’ di energie resta bloccata nel distributore automatico e a nulla servono gli sforzi del gentile passante disposto a rovinarsi un braccio pur di riuscire a tirarla fuori. Dopo questo trauma, mi consolerò fermandomi al 7eleven per prendere una Fanta Melon! (evvai con un nuovo gusto di Fanta :D)
L’ultima sera a Kyoto decido di
passarla cenando in qualche localino tra Gion e Pontocho e poi decidere
cosa fare. Chiedo l’ultimo sforzo ai miei piedi e via verso i quartieri
della vita notturna di Kyoto.
Ma
questa sera non sono proprio dell’umore giusto e così, dopo aver girato
a vuoto per un bel po’, mi fermo nel più improbabile dei locali. Mi
verrebbe da dire che si trovasse in un vicolo, ma in realtà non era
nemmeno un vicolo... era più un cunicolo scavato in un palazzo. Entrati
dentro questo piccolo localino vuoto, di pochissimi metri quadri e con
un numero di coperti che poteva raggiungere al massimo il numero 6/8
compresi quelli al bancone, si veniva investiti da una folata di vapore
che non andava di certo d’accordo col la mia faccia bruciacchiata. Così
ordino il mio ciotolone di ramen e prendo posto il più lontano
possibile dal bancone per stare più fresco. Che poi, il più lontano
possibile significava massimo 1 metro e mezzo. Comunque il ramen era
buono anche se ho dovuto richiedere molteplici bicchieri di acqua gelata
per mantenermi ad una temperatura ragionevole.
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