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Giorno 7: Il mio primo matsuri

Il mio primo Matsuri
Son qui ormai da sei giorni e sono ben sei giorni consecutivi che c’è il sole!  Ogni tanto controllo le previsioni sul telefono e pare che oggi sia il giorno in cui è previsto l’arrivo dell’inevitabile pioggia. La pioggia è sempre una scocciatura, ma oggi lo sarebbe ancor di più dato che rovinerebbe in parte un’importante giornata di festa per Tokyo: oggi è il giorno del Sanja Matsuri!
Il Matsuri è il tipico festival tradizionale giapponese e il Sanja Matsuri è uno dei festival più importanti che si tengono a Tokyo e coinvolge quello che è anche il mio quartiere preferito della città: Asakusa.
Quello per Asakusa e, più in generale, per tutto il quartiere di Taito-ku, fu un amore a prima vista. Le strade principali ampie e non eccessivamente trafficate che ne incrociano altre più strette e dove ci si dimentica di essere nella grande metropoli. Siamo ben lontani dai quartieri alla moda e difficilmente si potranno trovare negozi appariscenti, ma si avrà invece sempre la sensazione di essere in una zona che pullula di vita vera. 


Oltre al solito innumerevole numero di posti dove mangiare o acquistare cibo d’asporto, possiamo incontrare gli immancabili kombini, studi medici, rivenditori di cianfrusaglie e tutte quelle attività più utili per la vita di tutti i giorni di un abitante della zona, che per lo shopping di un turista. Più ci si avvicina al cuore di Asakusa e al tempio Senso-Ji si fa poi sempre più fitto in numero di negozi che vendono materiale d’arredamento sacro come statuette, altarini ecc… Sono veramente tantissimi! A due passi sempre dal tempio c’è poi la caratteristica Kappabashi-dori: una strada piena zeppa di attività commerciale per chi lavora nel campo della ristorazione. Ci sono negozi specializzati in riproduzioni in cera dei piatti, altri in ciotole, altri ancora in lanterne o insegne luminose, lavagne per i menu, coltelli e accessori, contenitori per il cibo d’asporto ecc…
Asakusa è facilmente raggiungibile da Ueno camminanto lungo Asakusa-Dori e quindi, questa mattina, mi godo la passeggiata approfittando anche del fatto che non c’è ancora traccia della prevista pioggia. Tra queste vie sembro un beota che passeggia a testa alta e sorridente.
Non so ancora cosa aspettarmi, ne so come si svolgerà il programma di questo festival, ma più mi avvicino e più noto come il quartiere sia vivo ed in fermento per l’occasione. Incrocio sempre più gruppi di persone vestite con il tradizionale happi, la grossa giaccia che si usa in occasione dei matsuri. La cosa un po’ inquietante è che spesso sono vestiti quasi solo di quella e di un “nonhocapitobenecosa” che copre giusto le parti intime …  e solo sul davanti. 
Ad un certo punto incrocio il primo gruppo di folla intorno ad una persona a cavallo ed ad un’altra mascherata da Tengu (gli uomini corvo dal naso lungo della mitologia giapponese) mentre, da dietro l’angolo, si avvicina il primo gruppo intento al trasporto dell’Omikoshi. Gli O-mikoshi sono i pesantissimi templi portatili che vengono portati in processione durante questi festival. Il trasporto non avviene in modo lineare ma secondo un certo rituale più simile ad una danza. Le persone si ammassano sotto queste portantine e nell’avanzare, spingono il tempio verso l’alto e il basso accompagnando il movimento con versi d’incitamento ad ogni spinta. Resto ipnotizzato davanti a quest’immagine  e nel vedere il livello di partecipazione di tutte queste persone che si alternano nel trasporto dell’omikoshi. Dai più giovani ai più anziani, sono tutti molto motivati e divertiti nonostante lo sforzo e, non è raro (anzi frequente) vedere persone tirate fuori dalla mischia perché prese da un leggero malore. A precedere il tempietto nella processione ci sono poi i suonatori di tamburi taiko che aumentano l’atmosfera.
Intanto, lungo la strada, incrocio il solito Starbucks e… via di Caramel Macchiato con Cinnamon Roll! Anche oggi mi piazzo davanti alla vetrata e questa volta sul marcapiede di fronte a me posso ammirare i “reduci” della processione. In particolare noto un ragazzo che si toglie l’happi scoprendo le spalle completamente arrossate e una muscolatura scavata quasi al punto da poterla definire deforme. Mi auguro non si fosse causato quella “fossa” sulla spalla per il peso trasportato, ma lui non sembra preoccupato e ride e scherza coi suoi compagni mentre si rifocilla.
Tutta la giornata sarà un susseguirsi di queste processioni di omikoshi, trasportati festosamente per le strade da persone suddivise in gruppi (credo tipo contrade) e distinguibili fra loro per i diversi colori degli abiti. A dimostrazione del fatto che si tratti della festa di tutti, spesso può capitare di trovare gruppi di bambini intenti anche loro a trasportare dei mini omikoshi o sopra dei carri a picchiare sui tamburi taiko incitati dai genitori intorno a loro.
Intanto io devo fare ancora un po’ di strada per dirigermi verso il Senso-Ji quindi imbocco Tawaramachi prima di rigirare verso destra in direzione del ponte sul Sumidagawa. E qui è una nuova forte emozione perché mi compare all’orizzonte quello che per me è un altro edificio simbolo di Tokyo: il palazzo della Asahi con la sua fiamma dorata.  Nonostante sia piuttosto imbambolato davanti a questa visione non impiego più di qualche secondo a realizzare l’enorme differenza che c’è rispetto al paesaggio che conoscevo io qualche anno prima. Ora non ci sono solo palazzo forma di boccale (con tanto di schiuma) e quello con la fiamma, ma alla loro destra svetta quello che da un paio di anni è diventata una delle maggiori attrazioni della città: lo Sky Tree! 
Visto quello che ho letto sulle lunghe code per salirvi in cima, non mi sogno nemmeno ad avvicinarmi in una giornata come questa (per giunta domenica) in cui la zona pullula di gente. Mi limiterò ad ammirarlo svettare in lontananza e rimanderò la mia visita sulla cima ad un prossimo viaggio.
Resto ancora qualche minuto sulla rive del Sumidagawa prima di infilarmi tra le viette che portano verso nakamise dori (la turistica via dei mercatini di oggetti tradizionali giapponesi) e successivamente al tempio  Senso-Ji.
Quasi tutti i locali che incontro hanno baracchini all’esterno che offrono cibo e quando vedo quello che vende sake, pescandolo col mestolino da una botte tradizionale, non posso fare a meno di fermarmi. Per la modica cifra di 200 Yen mi viene dato un bicchierino di carta così pieno che faccio fatica ad avvicinarlo alla bocca senza rovesciarne un pochino.
Mi faccio strada tra la folla di Nakamise Dori, finchè non arrivo finalmente davanti al Senso-ji e qui mi trovo nel cuore della festa. Tutto intorno al tempio sono allestite centinaia di bancarelle con ogni tipo di leccornia nipponica. Con ancora il cinnamon roll in pancia commetto  il grave errore di perdere completamente lucidità alla vista di quelle patate dolci fritte che giorni prima non avevo trovato nel parco Murayama. 

E così, dopo aver faticato per finire quelle enormi fette di patata zeccherate, sono così pieno che posso solo limitarmi a mangiare con gli occhi tutte le altre specialità che vengono cucinate con maestria davanti ai miei occhi. 
Tra le tante cose ci sono: Diverse tipologie di Okonomiyaki, takoyaki, spiedini di pesce e di carne, dolcetti, mele caramellate, yakisoba, granite, pesci interi cotti sulla brace , banane glassate al cioccolato, zucchero filato e tanto altro. Occasionalmente ci sono anche bancarelle con i classici giochi per bambini come: la pesca dei pesciolini con la paletta di carta,  i palloncini yo-yo e altri tipi di semplici giochi.
A metà pomeriggio, dopo aver seguito un’altra processione di omikoshi, accuso un po’ di stanchezza e torno al ryokan per mettere sotto carica le varie batterie prima di andare a fare merenda con Ernesto nello starbucks del parco di Ueno. Quale migliore occasione per prendere finalmente un maccha latte con una bella cheesecake?  Dopo un po’ di chiacchiere si fanno le 19 e, mentre lui deve andare a lavorare, io torno verso il Senso-ji dove dovrebbero tenersi le processioni dei 3 Omikoshi maggiori.
Dopo aver faticato per capire dove fosse la processione, con mia grande delusione, scopro che non è più possibile mischiarsi con i festanti ma si è costretti a seguire il loro passaggio da lontano e dietro delle transenne. Sono già abbastanza soddisfatto e così mi allontano dal tempio e il mio obiettivo diventa quello di trovare un posto dove cenare.
Sono qui da ben 7 giorni e mi rendo conto che c’è una cosa che non ho ancora stranamente mangiato e penso sia proprio giunto il momento di rimediare: sushi! Trovo un locale poco distante dal tempio dove un gruppo di esausti festanti sta cenando e chiacchierando davanti a boccali di birra e decido di fermarmi.
Dopo essermi seduto inizio a spulciare la lista dei vari pezzi per scegliere il mio assortimento e faccio la mia ordinazione. Ci prendo così tanto gusto a quei pezzi di sushi con le lunghissime strisce di pesce che si sciolgono in bocca che alla fine sento anche il bisogno di farmi portare altri 3 nigiri prima di andar via.
 Quando esco dal ristorante è intanto arrivata la prevista pioggia e dopo aver recuperato l’ombrellino dallo zaino m’incammino verso il Ryokan. Sulla strada del ritorno incontro una ragazza che sta tornando dalla festa sotto la pioggia e così faccio una piccola deviazione per darle un passaggio sotto l’ombrello fino in stazione.  Mi racconta che, oltre al sanja matsuri, nel pomeriggio c’era anche una festa giamaicana nel parco di Yoyogi ma le faccio notare che non rimpiango assolutamente di non esserci andato: sono troppo contento di essere finalmente riuscito a realizzare il mio sogno di partecipare ad un vero matsuri … il mio primo matsuri in Giappone.



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